Dove Osano le Aquile

Dove Osano Le Aquile

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Il 29 gennaio 2022 segna una nuova tappa miliare nella storia ormai decennale dei Karristi dalle Beghe Flappe. Dopo aver affrontato tutti gli elementi del globo terracqueo ormai rimanevano poche sfide da cogliere per il nostro indomito gruppo: lo spazio, le grandi vette e il grande blu.

Detto che lo spazio costa troppo e per il grande blu non è stagione, la sfida da affrontare rimaneva quella delle grandi vette dalla neve immacolata e dal poco ossigeno in quota. E il 29 gennaio una pattuglia operativa in stile alpino attaccava l’impervio passo di Croce Arcana partendo dal campo base della Capanna Tassoni.

La giornata era perfetta, ottima visibilità, vento in quota limitato, neve compatta e stabile, prosecco, salame e grappa nello zaino; le premesse per l’attacco alla cima c’erano tutte.

Ed è andata così, 7 temerari che risalivano i ripidi canaloni innevati che portavano al passo, la solidarietà della cordata dove il più forte aiutava il più debole (e quello in ginniche estive), gli sfotto verso le altre cordate in risalita (loro con ragazze,ma noi con salame e grappa…vedete un po’ voi).

Alle ore 16,45 fuso orario di Katmandù (12,00 in Italia) il gruppo raggiungeva la meta e si apprestava al rito katartico karrista: il taglio del salame. Ovviamente, come tutti gli alpinisti sanno, è fondamentale non fare mancare energie al corpo spossato dalla salita e liquidi con caratteristiche antigelo al sangue. Tutto ciò si traduce nella classica merenda karrista salame, patatine, prosecco e birra; per l’occasione, essendo alpini per una giornata, abbiamo aggiunto la grappa.

Il bello è che questo campo improvvisato era sotto la protezione dell’aquila alpina (da qui il “dove osano le acquile”) e tra due cannoni a guardia del passo. Nella massima tradizione di fratellanza alpina abbiamo condiviso la merenda con gli affamati viandanti che si avvicinavano con finta indifferenza.

Terminato l’evento in quota, abbiamo ripreso la via della discesa; ci aspettava un cammino faticoso e, soprattutto, la prenotazione al rifugio “Spigolino” presso il campo base.

Nel cammino di rientro, come peraltro anche in quello d’andata, abbiamo spesso sentito rimbombare tra le cime degli strani rumori, come forti colpi di tosse, ma dal lato senza mascherina. La fortuna ha voluto che non si staccassero valanghe, ma avremmo potuto anche nominare questa avventura “Wuthering Heights”.

Rientrati al campo base ci aspettava la ricompensa dei giusti presso il rifugio, sotto forma di tortelli, tagliatelle e crostini ai funghi e abbondante birra e vino (all’etanolo). Tutto molto bello.

Ormai scendeva il sole ad abbiamo ripreso i nostri mezzi per tornare alla nebbiosa pianura, non senza esserci prima fermati presso la magione montana del karrista Robertino in Sestola; prima dell’arrivederci alla prossima avventura due passi per il viale mondano di Sestola e poi, stanchi ma felici, tutti in direzione casa.

P.S. Il bollettino medico del giorno dopo parla di 1 febbricitante, 1 squaraus, 2 paia di ginocchia non funzionanti 1 colpo della strega e diversi polpacci fuori uso.

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