Amici Miei

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Amici Miei

Il testo

 

Quest’anno non ricorrerò alla fisica come gli anni scorsi per cercare di esplicitare le intime connessioni che sono alla base delle zingarate karriste e ne sono inevitabilmente anche il prodotto. 

Amici di scuola, di caserma… E dunque, amici da tutta la vita.
Eccoli qui, gli amici miei. Cari amici. 

Oh, ma che fai? Dove vai?
Ha svoltato a sinistra.
Che c’è a sinistra?
So ‘na sega! Allo zingaro quando gli gira… gli gira. 

Ecco, questo è essere zingari.
Questa è la zingarata: una partenza senza meta e senza scopi,
un’evasione senza programmi.
Può durare un giorno, due o una settimana.” 

Quest’anno mi affido all’incipit di un capolavoro del cinema Italiano, Amici Miei, perché quello siamo, amici alla ricerca di un momento in cui abbandonare la quotidianità. Persone sì diverse, ma unite da un lontano cassettino della memoria, un ricordo quasi tatuato nell’anima e che ci spinge a cercare di ricreare, almeno per qualche ora, la libertà vissuta in passato anche oggi che viviamo in un mondo diverso, in una fase della vita complessa, ormai pomeriggio inoltrato nella giornata della nostra vita. 

“devo accompagnare i figli a scuola”, “oggi vado all’Ikea”, “ristrutturiamo il bagno?”, “questa sera ho invitato i miei amici a casa…voi uscite?”, “riunione in videochiamata dalle 9 alle 13…” 

Ecco il motore per i nostri incontri, l’esigenza di ossigeno e fuggire dal quotidiano per entrare in una bolla spaziotemporale agganciata agli anni 90 dove siamo gli attori di scene di una leggera commedia dell’arte che ripetiamo e ripetiamo nel tempo. Una commedia in cui ognuno di noi ha il suo ruolo, quello in cui si trova meglio e che rispecchia la sua anima. Abbiamo l’organizzato, il saggio, il preciso, il cazzaro, lo sborrone, il pazzo…e via così. 

Questo spiega anche la velocità organizzativa dei nostri eventi, che è basata sulla ripetitività del copione e sulla assodata conferma dei nostri ruoli. 

Ma non si pensi che si viva solo in un loop da giorno della marmotta…in realtà, a testimonianza della incredibile qualità umana del gruppo, compare spesso l’intuizione geniale, la scintilla che stravolge la routine o che inserisce all’interno della stessa un nuovo elemento creativo. 

E’ forse in queste scintille che trovo la maggior assonanza ad “Amici Miei”. 

La cosa incredibile del mio gruppo, e che non trovo in nessun altro gruppo che conosco, è l’invenzione della Zingarata, è il cambio di programma all’ultimo minuto, è la totale ed indiscutibile adesione immediata a qualsiasi esplosione creativa la mente di uno qualunque di noi possa proporre. 

Gestire la liturgia di incontri periodici può essere facile a fin anche banale; per noi non è così ordinario, se no in decenni di incontri ci saremmo anche annoiati e avremmo via via perso dei pezzi. 

Ancor più incredibile e la velocità con cui, a fronte di una nuova idea o a una variazione di programma, ognuno di noi aderisce e ricolloca il suo ruolo all’interno del nuovo copione. Questo vuole dire conoscersi, stimarsi, fidarsi e, alla fine, volersi bene tra noi e a quello che abbiamo costruito insieme. 

Questo è nato sicuramente nell’anno trascorso insieme facendo il servizio militare, per qualcuno addirittura dalle scuole, ma si è consolidato nel tempo, in particolare negli ultimi 15 anni che hanno generato una frequentazione sempre maggiore e una qualità degli eventi crescente. 

Caratteristica della commedia dell’arte è l’improvvisazione e il fatto che ogni attore veste una maschera, si specializza in un ruolo.  

Io sono fiero del mio ruolo nel copione della spettacolare KBF; sono felice di trovarmi sul palco con i miei compagni d’avventura, la mia compagnia teatrale di fiducia e, penso, che tutti noi non vediamo ora d’andare in scena insieme il più spesso possibile. Togliersi i polverosi abiti quotidiani, indossare la maschera KBF e interpretare i nostri ruoli quasi goldoniani per qualche ora o qualche giorno. 

Amo le invenzioni narrative che riusciamo ad inserire nei momenti insieme senza neanche si sappia di chi sia l’idea; ci rifacciamo sempre e ripetutamente alla teoria del mononeurone ( secondo cui ogni membro del gruppo possiede un solo neurone e neanche privato, ma condiviso in cloud) perché è così. Se uno pensa a una nuova zingarata, molto probabilmente qualcun altro lo aveva pensato, e in tutti i casi viene immediatamente accettata dal gruppo perché in verità era un’idea che probabilmente ronzava in testa a tutti, anche se ancora sotto la soglia della percezione. 

Io sono fiero del mio gruppo, sono fiero dell’improvvisazione che ci libera dalla noia, sono fiero di quello fatto fino ad oggi e sono sicuro di essere fiero anche di quello che faremo domani, sono fiero dell’ossigeno (oltre a qualche altro gas più raro) che generiamo e che rende il resto della vita più leggera. 

Grazie amici miei, splendidi attori della compagnia dell’arte KBF, inventori sublimi di zingarate e supercazzole, geniali lottatori contro il tempo che passa ma che non può sconfiggere l’ardore karrista. 

Nei paesi anglosassoni l’augurio agli attori è “break a leg”, in germania Hals und Beinbruch!” (“Rompiti una gamba e il collo”), per noi è decisamente meglio la versione italiana…”Merda, merda, merda…” 

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