Entropia

Il testo

Entropia

Sono in un corridoio rumoroso ed affollato di uno Stand di Birra; passeggio e, con la lucidità di un paio di litri di birra in corpo, osservo.

Sto indossando l’abito mentale dell’alieno sbarcato sul pianeta terra e che osserva quello che accade intorno a lui come se non ne facesse parte, come fosse invisibile e non attore esso stesso di quello che vede, un’osservatore che rompe il principio fisico dell’indeterminazione, osserva ma non interferisce con ciò che accade.

Ma cosa vedo?

Vedo un evento tribale senza tempo con musica, alcool, giovani.

Un evento senza tempo perché simile a festività propiziatorie presenti in qualsiasi cultura e tempo in forme molto simili con contenuti equivalenti e liturgie somiglianti.

Mi chiedo, vedendo tutto ciò, se veramente la razza umana è grado di evolvere, dove non intendo evolvere nella tecnologia, nei costumi (che in realtà mutano più che evolversi), ma più intimamente, nelle spinte che ci vengono dal di dentro e che strati di condizionamenti culturali cercano di tacitare o di limitarne lo spazio a momenti catartici ben definiti in cui prenderci la libertà di lasciarli uscire.

Sento il suono della musica, sento le parole che non hanno senso in quanto tali, ma come un altro strato di suono, vedo le persone saltare a ritmo, vedo il costume tipico indossato da tutti, anche in questo caso un altro strato visivo accumunante, vedo rapporti umani fuori dalle convenzioni, atavici, dove la persona a fianco è una persona come te, convenuta lì spinta dalle tue stesse pressioni, senza la necessità di sapere chi sia; la persona al tuo fianco sei tu, quindi non hai nessun limite comunicativo.

Vedo tutto ciò e lo accosto ad un sogno

E ,secondo me, è realmente così.

Il sogno è la maniera che ha il nostro cervello di sfogarsi, uscire dai meccanismi e dagli schemi logici in cui è stato costretto tutto il giorno e resettarsi, lasciare liberi i neuroni di scaricare tensioni spurie, riorganizzarsi da zero e prepararsi ad affrontare un’altra giornata di pressioni lungo linee convenzionali.

L’Oktoberfest e tutti questi riti, che sono stati sempre presenti in ogni civiltà fin da quando non erano civiltà, ma tribù, risponde, secondo me, alla stessa esigenza dei sogni ma in una scala diversa: lasciare uscire l’entropia che quotidianamente accumuliamo dentro di noi ed incanalarla in un momento di sfogo inoffensivo e di grande liberazione.

Penso che sia un’esigenza dell’essere umano, senza differenza di razza o epoca o sviluppo tecnologico, tutti elementi che possono influire sulla modalità del rito, ma non sull’indispensabilità dello stesso. Finchè continueremo a sognare e aver bisogno di festeggiare liberi saremo ancora esseri umani.

Forse dovrebbero inserire queste due esigenze umane nel test di Touring e potremmo accorgerci che sono elementi di differenziazione più reali di altri. Forse non è un’idea nuova, in parte se la chiedeva anche P.K.Dick (“Do androids dreams of eletric sheep”), io vado oltre e non penso che avranno le nostre intrinseche spinte biologiche allo sfogo entropico canalizzato che altri non è quella che semplicemente chiamiamo festa.

Torno al mio amico alieno; cosa penserà della razza umana vedendo il caos e la bolgia che gli si parano davanti? Secondo me imparerà molto, capirà da dove arriviamo, capirà che ha a che fare con esseri con una componente emotiva incontenibile nel lungo periodo, esseri che anche al massimo della razionalità e della logica devono ogni tanto prendersi  una pausa e tornare liberi, o bambini, o animali, o selvaggi, a seconda di come si vuole colorare questo momento.

Passeggio lungo il corridoio e osservo. E’ indiscutibilmente bello non solo esteticamente, ma anche emotivamente. Non sono più l’alieno che studia la razza umana perché ho già capito quello che in fondo già sapevo: “semel in anno licet insanire” e mi spingerei oltre, non solo è lecito ma è probabilmente una spinta interna incontenibile.

Ed è forse quello che l’anno di pandemia ci aveva tolto e la causa di tutte le crisi intime legate a quel periodo; la nostra entropia non ha trovato più spazio e si è accumulata dentro di noi spezzando i legami più fragili dei nostri equilibri emotivi.

Passeggio e non osservo più. Voglio solo godermela. E’ la mia finestra detox e riuscirlo a farlo con amici che stanno provando le tue stesse emozioni rende tutto più potente.

Questa sera torneremo alla normalità (forse domani sera quando torneremo a casa), ma intanto passeggio, mi guardo intorno e assorbo come una spugna questa comunità di spiriti.

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