Ma andiamo per gradi e ricordiamo di quali epiche avventure stiamo scrivendo.
Il primo we di Luglio è ormai da anni il momento del Memorial; inizialmente era Zamboni, poi, dopo il catastrofico crollo del Kammello, non sazio dei pronto soccorsi tedeschi e lesto a testare quelli italici, ora il Memorial è stato rinominato Zamboni/Palmieri.
In questo evento il raduno karrista raggiunge uno dei luoghi storici delle cadute e depone la targa commemorativa; nel tempo ci si è spostati da Monte Duro in terra reggiana alle Dolomiti ora sempre più protagoniste. La timeline prevede trasferimento al venerdì pomeriggio, cena in rifugio tipico, sonno ristoratore, giornata eroica suddivisa in due colonne, meccanizzata (bici) e appiedata (gay), ritrovo a rifugio in quota con premiazione e promessa del gestore di esporre la targa e rientro delle colonne alla base di partenza per caricare tutto e rientrare in pianura; quest’anno siamo riusciti a saltare il passaggio finale dal pronto soccorso e ne siamo tutti lieti.
In questo 2023 però il meteo ha provato a mettere il bastone tra i cingoli della KBF; poveretto..”son d’acciaio i cingoli possenti” e il karrista del meteo SE NE FREGA.
Quindi fregandosene bellamente degli allarmi della protezione civile l’autocolonna è partita regolarmente dalla pianura e ha raggiunto sotto il diluvio l’hotel di destinazione di Selva di ValGardena, dove una piacente titolare, oltre a turbare un’integerrimo Lusetti, ci ha distribuito le camere; alla Borga la singola così nessuno si è dovuto sorbire RinTinTin o Lupin3 fino alle 3 di notte.
Per raggiungere il rifugio della cena (google lo dava a 7 minuti a piedi) abbiamo ovviamente preso la macchina che abbiamo parcheggiato 300 mt dopo e fatto 6 minuti a piedi; del resto dovevamo risparmiare le forze per l’indomani. Ovviamente al rifugio c’eravamo solo noi e la cameriera (poveretta) che ha sopportato questo gruppo di anziani con la pazienza di una badante rumena. La serata si è conclusa con la distribuzione della gadgettistica studiata ad hoc per l’evento (zaino idrico tattico mimetico e adesivi KBF e 1 Compagnia Carri fluidi) e con l’esposizione della stecca nel suo nuovo involucro. Giro grappe all’aperto (tanto stava solo diluviando) e poi tutti a letto.
Per il sabato devo finalmente prendere spunto dalle saghe nordiche in quanto la mattina si presentava come una tipica mattina di Trondheim, pioviggine, nuvole basse, odore di muschio e muffa, sguardi taglienti e lucidi pronti ad affrontare l’imprevisto. La giornata perfetta per un KBF, pronti ad attraversare Valgrind ed affontare il lupo Fenrir (onestamente Lusetti sperava in qualche walkiria più che il lupo…).
Qui la compagnia si divideva; la colonna meccanizzata affronterà le alte terre in compagnia dei propri fidi destrieri elettromeccanici, mentre la colonna appiedata (sempre gay) metterà a ferro e fuoco le valli; appuntamento con arrivo tipico di una manovra a tenaglia (sempre carristi siamo) alle 12,30 alla Baita Lino Brach (unica Baita alpina gestita da Reggiani!!) per espletare il compito sacro della premiazione dei carristi offesi a cui è nominato il memorial.
La refezione monacale (cereali impastati con acqua, latte alpino cagliato, macinato di parti povere suine….polenta formaggio e salsiccia) annaffiata da abbondante birra (non di Abbazia, ma stai a guardare il capello??) ha completato il momento formale del weekend ma non lo ha concluso.
Manca il ritorno a Selva e qui la tradizione norrena che il ritorno è peggio dell’andata ha colpito i nostri eroi. Il masochismo KBF è uscito in pieno, così la colonna appiedata (sempre gay) ha deciso per un ritorno senza ausilio di mezzi meccanici e la colonna meccanizzata ha prima perso per poi riacquistare quota e rientrare su Selva facendo le piste di freeride.
Prese queste decisioni ovviamente ha iniziato a piovere….
La colonna meccanizzata ha affrontato in sequenza ICARUS, PARAVIS e JUMPLINE.
E’ in quest’ultima pista che è nato il nuovo mito, il Demonio della Jumpline, il karrista Zirondoli che incurante del pericolo affrontava dossi e parabole ridendo come un’indemoniato. Ed è sempre qui che ci si è fermati nel punto della caduta del povero cammello per un’analisi tecnica sui motivi della caduta, rimasti misteriosi, e per un minuto di silenzio rispettoso (ps.. la colonna a piedi – sempre gay- avrebbe dovuto deporre in mattinata in questo luogo la targa commemorativa ed hanno anche inviato foto dell’evento, che, però, essendo dei fanfaroni senza vergogna, non hanno fatto qui ma chissà dove!!!).
Con l’arrivo a Selva delle due colonne terminava il nostro weekend, anche perché stava facendo capolino il sole e non volevamo che ci rovinasse la pelle, dopo tutto quel fango e acqua presi.
Del rientro a casa l’unica cosa da notare è che non siamo andati al pronto soccorso, quindi non sappiamo se là c’era Robertino ad aspettarci dormendo davanti all’ingresso.