Blog

Entropia

Il testo

Entropia

Sono in un corridoio rumoroso ed affollato di uno Stand di Birra; passeggio e, con la lucidità di un paio di litri di birra in corpo, osservo.

Sto indossando l’abito mentale dell’alieno sbarcato sul pianeta terra e che osserva quello che accade intorno a lui come se non ne facesse parte, come fosse invisibile e non attore esso stesso di quello che vede, un’osservatore che rompe il principio fisico dell’indeterminazione, osserva ma non interferisce con ciò che accade.

Ma cosa vedo?

Vedo un evento tribale senza tempo con musica, alcool, giovani.

Un evento senza tempo perché simile a festività propiziatorie presenti in qualsiasi cultura e tempo in forme molto simili con contenuti equivalenti e liturgie somiglianti.

Mi chiedo, vedendo tutto ciò, se veramente la razza umana è grado di evolvere, dove non intendo evolvere nella tecnologia, nei costumi (che in realtà mutano più che evolversi), ma più intimamente, nelle spinte che ci vengono dal di dentro e che strati di condizionamenti culturali cercano di tacitare o di limitarne lo spazio a momenti catartici ben definiti in cui prenderci la libertà di lasciarli uscire.

Sento il suono della musica, sento le parole che non hanno senso in quanto tali, ma come un altro strato di suono, vedo le persone saltare a ritmo, vedo il costume tipico indossato da tutti, anche in questo caso un altro strato visivo accumunante, vedo rapporti umani fuori dalle convenzioni, atavici, dove la persona a fianco è una persona come te, convenuta lì spinta dalle tue stesse pressioni, senza la necessità di sapere chi sia; la persona al tuo fianco sei tu, quindi non hai nessun limite comunicativo.

Vedo tutto ciò e lo accosto ad un sogno

E ,secondo me, è realmente così.

Il sogno è la maniera che ha il nostro cervello di sfogarsi, uscire dai meccanismi e dagli schemi logici in cui è stato costretto tutto il giorno e resettarsi, lasciare liberi i neuroni di scaricare tensioni spurie, riorganizzarsi da zero e prepararsi ad affrontare un’altra giornata di pressioni lungo linee convenzionali.

L’Oktoberfest e tutti questi riti, che sono stati sempre presenti in ogni civiltà fin da quando non erano civiltà, ma tribù, risponde, secondo me, alla stessa esigenza dei sogni ma in una scala diversa: lasciare uscire l’entropia che quotidianamente accumuliamo dentro di noi ed incanalarla in un momento di sfogo inoffensivo e di grande liberazione.

Penso che sia un’esigenza dell’essere umano, senza differenza di razza o epoca o sviluppo tecnologico, tutti elementi che possono influire sulla modalità del rito, ma non sull’indispensabilità dello stesso. Finchè continueremo a sognare e aver bisogno di festeggiare liberi saremo ancora esseri umani.

Forse dovrebbero inserire queste due esigenze umane nel test di Touring e potremmo accorgerci che sono elementi di differenziazione più reali di altri. Forse non è un’idea nuova, in parte se la chiedeva anche P.K.Dick (“Do androids dreams of eletric sheep”), io vado oltre e non penso che avranno le nostre intrinseche spinte biologiche allo sfogo entropico canalizzato che altri non è quella che semplicemente chiamiamo festa.

Torno al mio amico alieno; cosa penserà della razza umana vedendo il caos e la bolgia che gli si parano davanti? Secondo me imparerà molto, capirà da dove arriviamo, capirà che ha a che fare con esseri con una componente emotiva incontenibile nel lungo periodo, esseri che anche al massimo della razionalità e della logica devono ogni tanto prendersi  una pausa e tornare liberi, o bambini, o animali, o selvaggi, a seconda di come si vuole colorare questo momento.

Passeggio lungo il corridoio e osservo. E’ indiscutibilmente bello non solo esteticamente, ma anche emotivamente. Non sono più l’alieno che studia la razza umana perché ho già capito quello che in fondo già sapevo: “semel in anno licet insanire” e mi spingerei oltre, non solo è lecito ma è probabilmente una spinta interna incontenibile.

Ed è forse quello che l’anno di pandemia ci aveva tolto e la causa di tutte le crisi intime legate a quel periodo; la nostra entropia non ha trovato più spazio e si è accumulata dentro di noi spezzando i legami più fragili dei nostri equilibri emotivi.

Passeggio e non osservo più. Voglio solo godermela. E’ la mia finestra detox e riuscirlo a farlo con amici che stanno provando le tue stesse emozioni rende tutto più potente.

Questa sera torneremo alla normalità (forse domani sera quando torneremo a casa), ma intanto passeggio, mi guardo intorno e assorbo come una spugna questa comunità di spiriti.

Stoccarda 2022 – We Are BACK

Per le immagini e il video dell'evento seguite il link alla pagina apposita

We are Back

Era l’Ottobre 2019 quando Stoccarda vide per l’ultima volta l’intrepida pattuglia KBF frequentare la Cannstatter Fest. Fu un’edizione gloriosa, con ricoveri al pronto soccorso, rischi d’arresto e katalessi sui marciapiedi. All’epoca non era ancora nato il Blog KBF (e neanche la sigla KBF), ma la narrazione orale e le tracce multimediali inserite sul sito hanno creato l’aurea epica legata all’evento.

Poi due anni di pandemia.

Estate 2022; la notizia corre veloce sulla chat KBF: riparte la Cannstatter Fest alla faccia del Covid battuto ma non sconfitto e delle guerre che imperversano nel Mondo.

Siamo Pronti! Si identifica la data (2 Ottobre 2022), si prenota il tavolo (al centro della memorabile tenda SchwabenWelt) e si inizia a raccogliere le adesioni, la qual cosa non è banale, perché necessita d’autorizzazione della moglie, del cardiologo, del medico di famiglia, del gatto e della protezione civile che deve predisporre le strutture d’accoglienza medica per il ritorno.

Alla Paellata di settembre dal Serafini il compito storico di definire l’equipaggio della missione e quest’anno si è battuto ogni record: 9 adesioni con un paio di new entry chiaramente attratte dalla curiosità generata dagli eventi splatter del 2019.

BUCCI, LUSETTI, SERAFINI, CAVALIERI, BARALDI, ZIRONDOLI, GHELFI, ZAMBONI, PALMIERI

I MAGNIFICI 9

Causa l’affluenza i mezzi saranno 2: lo storico Korrierino, probabilmente all’ultima missione prima della radiazione, e l’autoAIA del Nonno. Ritrovo Carpi e partenza con gli abituali 45 minuti di ritardo.

Ogni trasferta regala esperienze sempre nuove, quest’anno i canederli e le cotolette di mammut di una tetra trattoria austriaca, unite a tradizioni consolidate, le Flamkuchen (specie di Borlenghi tedeschi) del ristorante a Ulm con giro sotto la Cattedrale.

L’arrivo all’hotel è ormai a ora tarda, ma prese le camere siamo lo stesso usciti per vivere la movida di Esslinger…scenario postatomico, grappa nell’unico locale aperto e tutti a letto…domani è IL GIORNO.

Siamo arrivati al giorno della Festa, finalmente dopo 3 anni di attesa siamo pronti…no non è vero, non tutti sono pronti…kakkina, colazione lunga, cambio abbigliamento, kakkina di nuovo e la partenza ritarda. Nessun problema, ranghi finalmente completi e si parte. Stazione, biglietti, treno e sbarchiamo alle porte della festa. La gente è ancora poca, ma avvicinandosi le 11, ora di ingresso ai capannoni, si inizia a vedere un po di movimento.

E’ in questo momento, con la stanchezza del viaggio del giorno prima ancora sulle spalle, con l’aspettativa di chiudersi dentro un capannone per le prossime 5 ore, con il dubbio se il tuo fisico ormai provato riuscirà a reggere anche a questa dura prova che un ombra attraversa la tua mente. L’ombra è sempre quella maledetta domanda: “PERCHE’???”, perché tutto questo sbattimento alla soglia della terza età, con le giunture scricchiolanti, la compassione delle nostre compagne, la settimana necessaria per il recupero post festa…PERCHE’???

Basta guardarsi intorno per avere chiara la risposta: DIRNDL!!!

 

Riporto da wikipedia: “Il Dirndl è un abito tradizionale ispirato al costume tradizionale delle classi elevate, diffuso nella parte meridionale della Germania, in Austria, nella Svizzera di lingua tedesca e nella regione geografica Italiana, in Trentino - Alto Adige”. Senza essere così scientifici il DIRNDL è quell’abito che strizzando e spingendo verso la scollatura le mammelle teutoniche riesce a tramutare ogni essere femminile nella risposta alla domanda “PERCHE’?”.

Il prode karrista ovviamente non si fa fuorviare da questi aspetti secondari della festa e fa 1500 km in due giorni solo per la birra e per cantare a squarciagola simpatici motivetti tedeschi, ma altri maschi presenti alla festa sono sicuramente attratti da questo dettaglio marginale. Noi ovviamente NO….

Detto quindi del perché siamo qui, veniamo alla festa: quest’anno tutto perfetto: tavolo nel pieno della bolgia, tavoli vicini affiatati e partecipi alla festa, controllo della quantità alcolica tarato per festeggiare senza esagerare, base di carboidrati fatta subito per assorbire l’alcool, padronanza dei tempi della festa e dei cori classici (ein prosit, umpa umpa cesare…).

Ormai il popolo carrista ha sviluppato una esperienza e una capacità di gestire l’evento che ci ha fatto tutti sentire topi nel formaggio, aiutati anche dalle divise karriste sviluppate ad hoc che ormai mancano solo dei Lederhose (pantaloncini in pelle tipici bavaresi). Magari la prossima volta…

Sempre al massimo del divertimento arriviamo fino alla fine del nostro turno; alle 16,30 si esce dalla tenda, stando doverosamente attenti all’impatto alcol (dentro) e ossigeno (fuori). Questa volta è andato tutto bene e nessuno è finito in ambulanza (alcuni per un pelo…ma questa è esperienza).

Prima di uscire dalla Festa abbiamo reso un tributo al punto della caduta dell’eroe 2019, giusto per ricordare il luogo ove kammello crollò vittima dei fumi dell’alcool e che quest’anno invece lo vedeva perfettamente in sè, addirittura a sorreggere il perfido Serafini, il cineoperatore degli HIDDEN FILES 2019.

La cronaca potrebbe finire qui, anche se il nostro viaggio è continuato con passeggiata a Stoccarda, a Esslingen e, il giorno dopo, rientro via Landau (Lago di Costanza) per segnare una nuova città conquistata dall’ignoranza carrista. Come tutti gli anni il Brennero si è bloccato la prima domenica di Ottobre (potremmo pensare di farci pagare per non andare l’anno prossimo) e il rientro è stato un calvario, tra code, incidenti e navigatori vari (siamo arrivati ad averne 4 tipi diversi accesi) che ci proponevano tutti strade diverse.

Alla fine il korrierino 2022 si è concluso in ampio ritardo alle ore 22 davanti alla magione del prode Lusetti; stanchi ma pronti per altre avventure e con ancora gli occhi pieni di ….DIRNDL….

CroceArkana 2022 – L’attacco Meccanizzato

CorceArkana Summer 2022

Possono bastare 4 Karristi e 1 aggregato (+ 2 impavidi accompagnatori) a meritare una pagina sul blog KBF? La risposta che mi sono dato è “SI”, perché l’occasione di questa avventura è stata l’ideale continuazione dell’EVENTO DELL’ANNO. Prendi i 6 carristi + l’aggregato delle Dolomiti, scarta gli infortunati e gli invalidi, aggiungi 2 badanti ed eccoti la Pattuglia di fanteria meccanizzata leggera interprete dell’assalto estivo a Croce Arcana.

Mex, Robby, Barabba,Ciubbo, Max, Mario e Alberto i nomi degli assaltatori; località due ponti il luogo della partenza. Perché 2 ponti? Perché 2 è un numero importante che ricorre nella epopea carrista (2 ricoveri al pronto soccorso: Kammello e…Kammello, 2 addormentati davanti al pronto soccorso: Robby e …Robby, 2 indagati a vario titolo: Cavallo e Luca; insomma un numero che ricorre…).

All’appuntamento i mezzi erano tutti elettrici (tranne l’Alberto che non ne ha bisogno); questa volta i mezzi noleggiati erano meccanicamente ignoranti, pesanti, sovradimensionati, poco controllabili e con autonomia dubbia, insomma come il pisello di Kavallo.

Nonostante questo siamo partiti per la prima salita…1062 mt ininterrotti di salita…stika…; un po di discesa per rifiatare e primo stop a capanna Tassoni per rifocillarci. Crescentina e cocacola (birra per il salutista del gruppo) e poi di nuovo in bici. Seconda salita…700 mt interrotti solo dalla conquista del Passo di Croce Arcana con foto di rito, ma poi dritti fino al lago Scaffaiolo.

Sarà finita sta kaz..di salita?? Si è finita, ma la discesa è peggio e fra single trail scassati, sassi, radici, passaggi in corda doppia, un tratto in parapendio, arriviamo faticosamente all’inizio dell’ultima picchiata: il sentiero warline.

Questo è una unica picchiata tra rocce e sassi smossi fino alla macchina; 45 minuti di martello pneumatico, a cui un gruppo di grandi saggi, giunto a ¾ della discesa, ha detto NO, BASTA. Ormai la stanchezza rischiava d’aver la meglio sulla lucidità (sempre ci sia mai stata) e in 4 abbiamo optato per evitare gli ultimi metri della warline per seguire un più pacioso sentiero con rientro soft.

La saggezza ci ha premiato, in quanto uno degli ardimentosi che hanno finito il sentiero, lo ha finito sanguinante per una caduta finale (l’aggregato Max).

Stanchi e doloranti (con nell’aria come un eco della voce del Luso che chiede “MA PERCHE’”), ma orgogliosi dell’ennesima impresa karrista, abbiamo concluso il giro davanti a panini e birra del bar cinese di Casona…e poi non si dica che il karrista è razzista.

p.s. per fare il giro non sono stati maltrattati animali ed non si sono usate bici con adesivi floreali

WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.44.06
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.08.32
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.06.58
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.08.33
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.45.10
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.56.16
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.41.46
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.54.15
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.41.47
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(2)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.28
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(3)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.28(1)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 19.00.32
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(1)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(4)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.26
WhatsApp Image 2022-07-31 at 19.01.35
previous arrow
next arrow
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.44.06
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.08.32
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.06.58
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.08.33
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.45.10
WhatsApp Image 2022-07-31 at 11.56.16
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.41.46
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.54.15
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.41.47
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(2)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.28
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(3)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.28(1)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 19.00.32
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(1)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.27(4)
WhatsApp Image 2022-07-31 at 16.40.26
WhatsApp Image 2022-07-31 at 19.01.35
previous arrow
next arrow
Shadow

Maguz Party 2022 – La resurrezione

Maguz Party 2022

Partiamo col dire che il Maguz Party 2022 è stato un’inno ai pericoli scampati, alle kostine (5) ritrovate e alla milza lasciata al suo posto e non fatta alla brace.

Un Maguz iniziato su ritmi Reggae e continuato su inusuali bassi livelli alcoolici (del resto ormai gli organi interni per un motivo o per l’altro sono quasi tutti spappolati) senza neanche un trasloco neanche piccolino prima della fine.

Un Maguz anomalo, ma che non ha perso il fascino del ritrovo preferie (qualcuno in realtà era in rientro) nella frescura dei colli modenesi, con l’odore di porco alla fiamma ad  allontanare le zanzare.

10 karristi in relax, intorno alla tavola imbandita a rievocare quanto accaduto poco prima, nell’EVENTO DELL’ANNO, l’assalto meccanizzato (ebike) alle Dolomiti di inizio Luglio, a programmare un medesimo assalto anche ai Monti Modenesi di li a due giorni, obiettivo Croce Arcana, già conquistata in modalità fanteria alpina durante il gelido inverno in quota e che ci avrebbe rivisto protagonisti in modalità meccanizzata leggera.

Ma soprattutto, stimolati dal BBQ e dalla birra, il pensiero è andato alla conferma di un grande rientro nel calendario carrista: l’Oktoberfest di Stoccarda, programmata per il 1 Ottobre con i soliti 3 gg di zingarate europee potenzialmente in korrierino!

La serata ha visto anche il ritorno all’ovile della Kabubibike nella versione gender liquid figlia dei fiori; talmente bella che non vediamo l’ora di sfoggiarla al prossimo Memorial Zamboni Palmieri.

Terminata la ciccia la serata ha avuto un’epilogo eroico: la prima visone della korazzata potemkin ciclokarrista: i secondi fatali della caduta degli Dei sul trai EasyJumpLine con gli agghiaccianti secondi successivi alla caduta impegnati nella ricomposizione del protozoo spalmato sulla pista fino a riacquisire sembianze umane. Adesso siamo tutti felici di poter scherzare, ma un brutto momento così kammello non ce lo devi più fare passare!!!!!

Clicca il Link per vedere...attenzione...il contenuto può colpire i più sensibili

https://youtube.com/shorts/vNprctJN1hQ?feature=share

Sella Ronda MTB Adventure

Un Memorial Zamboni speciale: SellaRonda KBF

Disclaimer: la presente cronaca copre solo i momenti epici ed eroici della trasferta alpina dei KBF; si è volutamente omesso quanto accaduto nell’ultimo 1,5 km del percorso “easyJumpline” in quanto non nello spirito della avventura fin li vissuta. Per le immagini seguite il link alla pagina del Memorial Zamboni 2022

Ma passiamo al 1 Luglio 2022.

Come tutti sanno questo è il fine settimana del Memorial Zamboni che per festeggiare il lustro dalla fondazione dall’evento si è concesso un’edizione speciale: l’edizione Alpina del Memorial Zamboni.

Luogo dell’avventura: Val Gardena; Percorso: Sella Ronda; Data: 1 e 2 Luglio; Partecipanti: la creme de la creme (Mex, Ciubbo, Barabba, Cammello, Robby, Mala); Squadra d’appoggio: i gemelli diversi (Luso e Cavallo); Guest Star: gli infiltrati Max e xxx; Organizzazione: tour operator Ciubbo KarroViaggi; Ambulanze: CarpiSoccorso.

Torniamo a venerdì pomeriggio 1 Luglio; il ritrovo dei karristi biciclettati era casa Ciubbo, dove alle 12,30UTC (14,30 sul fuso di Reggio) procedevamo a caricare sul furgone generosamente messo a disposizione dall’azienda (non specifico quale volutamente) i potenti mezzi meccanici pronti all’avventura. Secondo Stop a Carpi per recuperare le truppe appiedate, poi via verso la ValGardena, non senza prima esserci fermati all’autogrill a farci compatire da tutto il personale presente.

Il viaggio è proceduto tranquillo (ovviamente il narcolettico ha viaggiato nelle braccia di morfeo) fino a Selva, dove abbiamo fatto in tempo a recuperare le bici noleggiate per il giorno dopo prima che zelanti commesse ci sbattessero fuori per chiudere il negozio. Anche Mala e Robby avevano il loro cavallo meccanico da scatenare l’indomani sui sentieri Dolomitici.

Arrivati all’albergo abbiamo trovato ad aspettarci  l’unico non karrista con sufficiente coraggio da aggregarsi. La truppa era al completo…potevamo cambiarci e prepararci al primo cimento del week end: la cena in baita.

Il culo carrista ci ha portato a prenotare la cena in un posto splendido: Baita Ciampac, all’inizio della Vallunga. Il karrista poi, dimostrando una classe innata, si è presentato perfettamente a tema nelle camicie tirolesi a scacchi rossi d’ordinanza, tanto che ci volevano assumere (per lavare i piatti). Come al solito eravamo il cuore della festa e anche attempate coppie tedesche dei tavoli affianco e lo staff del locale ci chiedevano che gruppo eravamo e cosa facevamo li (chiaramente preoccupati che fossimo sfuggiti alle badanti).

 

Il momento clou è stata la distribuzione dei pacchi con la divisa ufficiale del ciclokarrista, un livello di gadgettistica mai raggiunto e che avrebbe fatto girare tante teste il giorno dopo.

La serata è terminata in veranda con innumerevoli giri di grappe varie e sotto le stelle di un cielo da sogno, tutti a rincorrerle con l’app specifica (e chi aveva esagerato con la grappa anche senza app!).

Poi tutti in albergo; la Borga aveva stabilito un programma tassativo per assaltare la montagna alle prime luci dell’alba.

Aggiungo una nota personale: la Borga si addormenta guardando la TV, quindi dopo essermi sorbito “Rin Tin Tin” ad Andalo, qui mi è toccato “Lupin III” fino alle 3 di notte quando mi sono rotto il ka*** e ho spento la televisione. La mattina dopo ero lucidissimo.

Sabato 2/7: il giorno del più grande avvenimento dell’anno.

Il gruppo qui si divideva: i prodi in bicicletta, i gemelli diversi in supporto auto (cioè turismo e fancazzismo). Con questi due, liberi di scorrazzare per la valle, ci davamo appuntamento al rifugio Fodom per il pranzo e per il momento ufficiale di premiazione del Memoriale Zamboni (ricordiamo che siamo qui per questo…).

Passo veloce su eventi secondari, colazione, recupero bici, rottura freno posteriore dopo 300mt di Barabba, meccanico, fila per abbonamenti, per passare al primo impianto: Dantercepies per Passo Gardena. Inizia l’avventura.

La giornata è splendida, il fondo perfetto e i primi km facili, perfetti per prendere il ritmo e per capire (chi non lo sa) che anche la discesa è faticosa. Passiamo Corvara in mezzo al delirio per la gara che ci sarebbe stata l’indomani e risaliamo sul Coll’Alto e la Pralongia dove dobbiamo dare anche qualche colpo di pedale (elettrico…alla fine il mio garmin ha segnato 1104 pedalate…non proprio una maratona). Tutto bellissimo, anche se noi che lo avevamo già fatto sapevamo che le prime difficoltà ci aspettavano nella discesa verso Arabba. Qui il sentiero ha fatto la sua prima vittima e il buon Malavasi è finito in mezzo a un pino (qualcuno ha detto che profumava come appena uscito da una doccia con il bagnoschiuma al pino silvestre). Tutto a posto, si continua fino ad arrivare su a Porta Vescovo, con una vista della Marmolada spettacolare.

Ora, visto quello che è successo il giorno dopo non vorrei fare ironia, comunque è un fatto che 6 carristi hanno intensamente guardato il ghiacciaio della Marmolada da vicino e quello il giorno dopo è crollato…XMEN.

La discesa verso il rifugio Fodom mieteva un’altra vittima (in realtà sempre Mala) che, appoggiando da fermo un piede, si prendeva una storta…non il tipico infortunio da MTB…comunque pian pianino siamo arrivati all’appuntamento con i Gemelli Diversi che si stavano tracannando già la seconda birra (dopo aver perso la strada per il rifugio 12 volte).

Abbiamo saputo delle loro avventure alpine che, con grande sprezzo del pericolo, li avevano portati fin sul Pordoi (in realtà 25 euro e la funivia) e per documentare questi intrepidi ho realizzato una slide di immagini memorabili apposta con i due appiedati.

Il momento al rifugio è stato sì importante per riposare le stanche membra e rifocillarci adeguatamente, ma soprattutto perché è stato il luogo della premiazione del Memorial Zamboni 2022, un momento toccante anche perché sarà l’ultimo Memorial Zamboni, in quanto dal 2023, per motivi che non narrerò, il premio sarà rinominato Memorial Zamboni Palmieri.

Una targa speciale per l’edizione Alpina, con cornice vera!! Incredibile. Anche il capo dello staff del rifugio (dire il cameriere è riduttivo dell’importanza del premio) con la sua bella camicia a scacchi rossi è stato visibilmente emozionato quando la Borga gliene ha fatto omaggio di una copia autografata da appendere all’ingresso del locale (quando siamo ripartiti mi è sembrato di vederla nel bidone del compostabile).

Terminati i momenti istituzionali il gruppo si è nuovamente diviso; i gemelli diversi a sonnecchiare in Vallunga e gli intrepidi ad affrontare le due discese più impegnative del giro: prima la picchiata su rocce e radici supertecnica su Canazei e poi, una volta risaliti in funivia sul Col Rodella, i Flow Trail del bike park di Selva, un luogo dove l’ignoranza karrista poteva sviluppare tutta la sua pericolosa potenza.

Qui, tra stanchezza e difficoltà crescente, qualche karrista ha rimpianto foce reno e monte romano, ma ormai il dado era tratto e bisognava arrivare a Selva.

Ci siamo arrivati più o meno salvi….

E così, con la birra d’obbligo davanti all’hotel e la riconsegna delle bici al negozio, si concludeva il 5 Memorial Zamboni Special Alpine Edition.

Con il rientro la giornata non era ancora finita…ma noi non lo sapevamo ancora.

L’appuntamento in MTB probabilmente sarà l’anno prossimo con il primo memorial Zamboni Palmieri, mentre per i KBF speriamo di ritrovarci a fine luglio per il classico Maguz pre ferie.

 

Newcastle after Pandemia

Un grande ritorno: il Karrista alla festa di maggio di NewCastle.

A causa del maledetto virus cinese lo storico appuntamento di maggio alla festa di Newcastle è purtroppo saltato per diversi anni.

Finalmente, in questo 2022 di ritorno alla vita civile, il ridente paesino di Castelnuovo Rangone (famoso per la statua al maiale…e con questo ho detto tutto…) ha tornato ad organizzare la storica festa di Maggio, e il karrista si è presentato puntuale all’appuntamento. A essere onesti qualcuno è arrivato con 30 minuti di ritardo, ma è normale così trattandosi di karristi.

Ovviamente, in pieno spirito anziano, la truppa si è recata al solito ristoro delle volte precedenti e abbiamo preso il solito tavolo, del resto sono quelle piccole certezze che rendono il mondo dell’anziano più sicuro.

Panino, birre, qualche piano strategico sulla conquista delle Dolomiti e poi a spasso per il paese, giusto 4 passi per arrivare al bar dove ci aspettava il giro grappe e amari.

Purtroppo la musica (direi il baccano più che la musica) ad alto volume della festante orchestrina di genere musicale incomprensibile rendevano difficile la comunicazione, così abbiamo chiuso la serata rientrando verso la base di partenza. Lungo il percorso abbiamo ritrovato Robby con Fillo che avevamo perso causa ritardi karristi (e Fillo aveva fame); erano entrambi svegli. Su Fillo non avevamo dubbi, per Robby la preoccupazione era di trovarlo addormentato abbracciato alla statua del maiale in piazza.

Ormai era tardi per il karrista stanco, quindi saluti, macchina e a letto!

La prossima volta sarà la Conquista delle Dolomiti, intanto per ora siamo a +3 sul 2021.

El Primero Post Covid

El Primero 2022

per le foto e i contenuti multimediali seguite il link alla pagina specifica

Eravamo già tornati alla data classica del 1 Maggio l’anno scorso, ma quest’anno El Primero torna finalmente in configurazione Pre Pandemia. 1 Maggio senza green pass, mascherine e zone colorate (non che al Karrista sia mai fregato qualcosa….)

I passaggi obbligati, quelli storici, quelli che danno le certezze anche a una truppa anziana ma mai doma, si sono tenuti tutti…appuntamento modena sud, caffè al Cantagallo e stop alla Piana del Salame.

Da aggiungere che mentre il grosso della truppa seguiva le molliche di pane seminate in anni di Primero, un duo dinamico metteva a ferro e fuoco i sentieri di Monte Mario con i loro potenti destrieri elettrificati.

Anche il dinamico duo si aggregava alla Piana del Salame alla truppa che via via si arricchiva del Becca con la macchina di paperino e del nonno, salito sull’alpe nonostante l’avversione ai climi siberiani. Aggiungo che da quest’anno anche google maps ha riconosciuto alla  Piana del Salame il valore di Landmark storico, aggiungendolo ai punti da visitare.

Terminati i salubri preliminare a base di patatine salame e birra (l’unico tipo di preliminare ormai possibile per un karrista) ci si è definiti nella sede storica dell’evento: lafaggeta di ValSerena, casa Prampolini.

Il fuoco era già acceso e anche il forno già caldo; con teutonica efficienza la truppa ha iniziato a stappare bottiglie, impastare pizza, stappare bottiglie, tagliare cipolla, stappare bottiglie, scolare fagioli e stappare bottiglie.

In men che non si dica l’antipasto vegano (tonno fagioli e cipolla) era pronto e i pizzaioli Lusetti e Cavalieri sfornavano pizze in brodo alla velocità della luce (se no carbonizzavano). Per la griglia dovevamo aspettare ancora qualche minuto, anche perché la precedenza era nel cercare di carbonizzare l’ultimo acquisto del Kabubi…il pollo al lime. Adempiuto a questo compito finalmente abbiamo messo su carne serie, salsiccie di Becca e spiedini di Robby. Unico dispiacere è che la carne del kabubi rimasta la ritroveremo al Maguz party.

Un po’ appesantiti dalla grigliata l’ideona è stata: “andiamo a prendere il caffè al rifugio qui vicino”.

E così un barricato gruppo d’anziani ha intrapreso la lenta marcia verso il rifugio “lì vicino” trovandolo ovviamente chiuso e così, con le pive nel sacco e scherzati anche da un pulman di anziani escursionisti veneti, siamo rientrati alla base. Fatto bene perché è arrivato, come tutti gli anni, il temporale pomeridiano.

Con la solita meditazione (e sonnellino per alcuni…abituale problema di narcolessia) tutti in sala mentre fuori piove, la giornata si avviava verso la fine. Era il momento della pianificazione dei prossimi eventi che, in linea di massimo, potrebbero essere o un giro in barca o il giro dei 4 passi in mtb, in attesa dell’abituale memorial Zamboni.

Cosa sarà lo scopriremo presto

Vulcanologia e Senilità

Master in Vulcanologia Senile

Era un nebbioso autunno del 1990…

(questa è la cronaca del 2 Aprile 2022...per le immagini segui il LINK)

L’incipit potrebbe sembrare un po’ ridondante, in quanto il luogo di cui parlerò è Foce Reno, un luogo dove la nebbia è perenne almeno 6 mesi l’anno.

La novella prima compagnia carri del Battaglione Calzecchi era appena arrivata dalle calde spiagge del Salento e faticava a riacclimatarsi al natio clima padano.

L’addestramento però non poteva conoscere sosta, il karrista doveva formarsi per diventare il combattente più spietato dell’esercito Italiano, quindi continui bagni di fango in area addestrativa ad Ozzano e per sparare qualche colpo ci si doveva trasferire al poligono militare di foce Reno.

Dovete sapere che l’amena località di Foce Reno si trova in una infelice striscia di sabbia posta tra le valli di Comacchio, il pantano Adriatico e, appunto la foce del fiume Reno. La zona è fondamentalmente conosciuta per le anguille, le zanzare e la nebbia…il posto migliore dove mettere un poligono di tiro.

Una nebbiosa mattina di autunno inoltrato i nostri furono caricati sui cassoni degli ACM e depositati semiassiderati sulla lugubre battigia adriatica, pronti a sparare a fantomatici obiettivi in mare. Fantomatici perché non ci si vedeva una cippa, men che meno gli obiettivi.

Dalla spasmodica attesa del miglioramento delle condizioni meteo è nata, con il solito colpo di genio karrista, l’occasione per far fruttare al meglio il tempo: la costruzione di un vulcano di sabbia!!

Osteggiati ed ostacolati in un primo momento da ufficiali e sottufficiali, alla fine il potere katartico del vulcano di sabbia ha colpito tutti e truppa e ufficiali hanno insieme terminato l’opera maestosa.

Tutta questa premessa per spiegare come mai 11 karristi ormai avanti con l’età si sono dati raduno su una più civile spiaggia di Marina di Romea il 2 Aprile 2022…32 anni dopo.

La scusa era quella di andare a mangiare il pesce, cosa riuscita grandiosamente presso il ristorante Molinetto grazie alla organizzazione del Karrista Amore; in realtà l’obiettivo di tutti era riproporre la costruzione del vulcano a conferma che il tempo non aveva sconfitto le nostre capacità ingegneristiche ed architettoniche.

Ovviamente il vulcano è stato riproposto in una veste aggiornata tecnologicamente, a pellet ed iniezione a diavolina, ma quello che veramente importava era ritrovarsi come un tempo a guardare volute di fumo uscire da una montagnetta di sabbia.

Altra cosa importante della giornata è stata aver riagganciato due karristi non abituati ai raduni dei KdBF: il karrista Amore e il Karrista Cantoni.

p.s. durante il pomeriggio in spiaggia c’è stato anche il tempo per un’altra attività tipica della terza età: far volare l’aquilone…e con questo concludo la cronaca della giornata che ci vedeva rimontare in macchina e tornare verso casa, pronti per il prossimo APPUNTAMENTO per eccellenza: il Primero.